Indifferenza o credibilità

Indifferenza o credibilità

27 Settembre 2025 0 di Makovec

Am 6,1a.4-7; Sal 145; 1Tm 6,11-16; Lc 16,19-31

Sul quotidiano La città futura, Antonio Gramsci scrisse nel 1917 un testo destinato a rimanere nella storia e nella memoria. Il testo si intitola: Odio gli indifferenti. E spesso ne conosciamo soprattutto la prima parte in cui Gramsci afferma: “Odio gli indifferenti. Credo che vivere voglia dire essere partigiani. Chi vive veramente non può non essere cittadino e partigiano. L’indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti. L’indifferenza è il peso morto della storia. L’indifferenza opera potentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera. È la fatalità; è ciò su cui non si può contare; è ciò che sconvolge i programmi, che rovescia i piani meglio costruiti; è la materia bruta che strozza l’intelligenza”. Le prime parole sembrano essere un riverbero della Liturgia della Parola di oggi, soprattutto della denuncia profetica di Amos riguardo agli spensierati di Sion. Sono coloro che divorano tutto, coloro che non si interessano della rovina di Giuseppe, della rovina dell’intero popolo, di cosa accade intorno a loro. Sono coloro che festeggiano continuamente, che occupano l’agenda prima con i loro interessi miseri e mediocri, poi il resto del tempo pensano a rilassarsi o, peggio, a ritenersi innocenti. È interessante quello che Gramsci continua a scrivere proprio nei confronti degli indifferenti dinanzi alla storia, dinanzi a ciò che avviene e che sta avvenendo in questi giorni nelle differenti parti del mondo. Afferma Gramsci che gli indifferenti sono dei lamentosi che pensano di essere innocenti: “Alcuni piagnucolano pietosamente, altri bestemmiano oscenamente, ma nessuno o pochi si domandano: se avessi fatto anch’io il mio dovere, se avessi cercato di far valere la mia volontà, sarebbe successo ciò che è successo? Odio gli indifferenti anche per questo: perché mi dà fastidio il loro piagnisteo da eterni innocenti. Chiedo conto a ognuno di loro del come ha svolto il compito che la vita gli ha posto e gli pone quotidianamente, di ciò che ha fatto e specialmente di ciò che non ha fatto”. Invece, l’essere persone che credono in Dio, persone credibili anche dinanzi a Dio, come ricorda Paolo, significa offrire una bella testimonianza dinanzi a tutti. Non una bella recita, ma una testimonianza bella fatta di una tensione verso la giustizia, la pietà, la fede, la carità, la pazienza, la mitezza. Tu, uomo di Dio, evita queste cose; tendi invece alla giustizia, alla pietà, alla fede, alla carità, alla pazienza, alla mitezza. Combatti la buona battaglia della fede, cerca di raggiungere la vita eterna alla quale sei stato chiamato e per la quale hai fatto la tua bella professione di fede davanti a molti testimoni. Sull’esempio di Cristo che ha dato la sua bella testimonianza dinanzi a Ponzio Pilato, quella testimonianza di una persona legata, accusata ingiustamente e che è rimasta lì, con tutta la sua innocenza anche dinanzi a chi ha avuto il potere di metterlo in libertà o di metterlo in croce. Quella testimonianza di Gesù che ci rivela un Dio che chiama per nome un povero, Lazzaro, di cui nessuno si era mai preoccupato, di cui forse nessuno conosceva il nome e la storia, mentre non chiama mai per nome il ricco che rimane un anonimo nella storia e nella vita eterna. Un anonimo che afferma di credere, tanto che chiama Abramo suo padre, ma che non ha avuto visto quel povero Lazzaro che è nel seno di Abramo, quel povero che, come ricorda anche la benedizione del Rito del Matrimonio, ci aprirà la porta del Regno dei cieli. Per questo, essere cristiani credibili significa fare un passo oltre l’indifferenza, significa interessarsi alle vicende del mondo, alle persone, alla storia che intrecciano e che incrociamo. Significa riconoscere che ogni persona, anche quella ricoperta di piaghe, anche quella su cui noi abbiamo i peggiori pregiudizi, è amata da Dio e ci attende nel seno di Abramo, immagine di quel Dio che rimane fedele per sempre rende giustizia agli oppressi, dà il pane agli affamati. Il Signore libera i prigionieri. Il Signore ridona la vista ai ciechi, il Signore rialza chi è caduto, il Signore ama i giusti, il Signore protegge i forestieri. Egli sostiene l’orfano e la vedova, ma sconvolge le vie dei malvagi.