Sottosuoli metropolitani e condizione umana

Sottosuoli metropolitani e condizione umana

26 Giugno 2022 2 di Makovec

Mentre dialogavo con una mia amica sulla guerra in Ucraina, mi ha fatto notare come la devastazione della guerra abbia costretto molta gente a vivere nelle metropolitane e ad utilizzarle come rifugio dalle bombe. Milioni di persone, negli ultimi mesi, hanno trovato nelle stazioni della metropolitana un luogo di rifugio, ma anche un nuovo percorso di socializzazione e di vita. Tante immagini ci hanno mostrato persone riversate nella metro, bambini che giocavano sulle scale, ma anche concerti per spezzare la monotonia della guerra. La vita civile, insomma, durante la guerra, sembra essersi spostata altrove, nel sottosuolo. Ed è proprio parlando di sottosuolo, nel confronto con questa mia amica, che ci è venuto in mente il celebre Memorie del sottosuolo di Fëdor Dostoevskij. Un intenso monologo di un uomo senza qualità, per cui il sottosuolo dell’esistenza diviene l’unica possibilità di salvezza, l’unico luogo dove poter esprimere se stesso, in un appiattimento esistenziale devastante. Tuttavia, se il romanzo di Dostoevskij ci narra delle condizioni abitudinarie di un uomo medio borghese del Novecento, per cui il sottosuolo diviene sintomo di libertà, nella guerra ucraina, i rifugi della metropolitana raccontano la necessità di una sopravvivenza alla devastazione della guerra. Pensandoci, tuttavia, il sottosuolo del borghese novecentesco e il sottosuolo metropolitano ucraino ci raccontano di una relazione fra libertà e sopravvivenza. Una relazione stimolante, in modo particolare per quanto riguarda la nostra condizione esistenziale, di esseri umani che abitano il sottosuolo. Una ricerca costante della propria sopravvivenza dinanzi ad una città che viene costantemente bombardata, da una parte e la ricerca di un luogo in cui poter essere se stessi, anche ammettendo la propria miseria e fragilità dall’altra. Una sopravvivenza come ricerca di libertà e una libertà che spinge alla sopravvivenza. Un binomio interessante se a questo aggiungiamo ulteriori sottosuoli che vanno dalle catacombe cristiane ai bambini e bambine senza tetto che vivevano nelle fogne di Bucarest per non morire di freddo. Un sottosuolo in cui l’umanità stessa cerca di sopravvivere ribaltando il sopra e il sotto, rovesciando i termini e le condizioni di vita, puntando sempre ad una libertà che non significa fare quello che si vuole ma essere se stessi, tentare di sopravvivere senza rinunciare a chi si è. Un sottosuolo ricco non solo di risorse, ma di persone. Un sottosuolo metropolitano in cui la spinta alla sopravvivenza, la vita quotidiana, la ricerca di libertà non convenzionali, la paura e il riscatto inventano e diventano forme nuove della condizione umana. Una città che nasce nel sottosuolo.