
Le parrocchie come community hub
Le community hub sono spazi ibridi, creati dall’azione collettiva dei cittadini all’interno di un quartiere. Sono spazi che vengono costruiti all’interno di contenitori, spesso, inutilizzati. Si tratta di spazi che sigillano un legame fra i cittadini di un quartiere o di una porzione di quartiere e le istituzioni che investono in rigenerazione urbana, non soltanto nella riqualificazione di un edificio ma riconnettendo i cittadini che insistono nella stessa zona e nello stesso spazio, dal condominio alla piazza e che, tuttavia, non si conoscono fra loro. Rigenerazione urbana based community che trova, poi, in un secondo momento, negli edifici, un simbolo di riconnessione della comunità. Edifici simbolo di un percorso di rigenerazione e non solo di un atto riqualificante. Un percorso di rigenerazione urbana che dipende dalle scelte politiche di una amministrazione o, in maniera molto più informale, dall’organizzazione e auto-organizzazione dei cittadini. Edifici simbolo come possono essere biblioteche, sale di comunità, eco-musei, urban center, ambulatori, case per associazioni e così via. Un ripopolamento di edifici inutilizzati, degradati o abbandonati che parte e nasce dalla comunità all’interno del quartiere o, meglio, dal ritessere una comunità all’interno del quartiere. In questo contesto di rigenerazione urbana a base comunitaria le parrocchie potrebbero offrire un volano di costruzione, rigenerazione, consolidamento e mantenimento del senso di comunità. Infatti, le realtà parrocchiali, in quanto dislocate sul quartiere, possono ancora offrire una presenza all’interno delle dinamiche sociali e politiche che avvengono, anche in dialogo con le associazioni che si occupano dei quartieri, con i cittadini che si auto-organizzano per rispondere alle esigenze comuni, offrendo anche i loro spazi come community hub. Infatti, la dimensione parrocchiale è quella di essere comunità, di creare, giorno dopo giorno, in un lavoro quotidiano, una comunità. E le parrocchie che maggiormente funzionano all’interno dei quartieri sono quelle che rimangono aperte, che offrono al quartiere la possibilità di accesso a spazi aperti e condivisi, che intersecano l’idea di comunità che è presente all’interno del quartiere. Infatti, la rigenerazione community based, a base comunitaria, ha dimostrato e continua a dimostrarci una dimensione importante del nostro vivere ovvero che abbiamo bisogno della comunità. Senza la rete, senza la comunità, senza altre persone che conosciamo e riconosciamo presenti sul nostro territorio, vivremo in una costante ansia, sfiducia, chiusura e disperazione consumista. Invece, nell’epoca del tardo capitalismo dove l’individuo creatore di sé, che riesce a farsi da solo, inizia a scricchiolare sotto il peso di un potere che valorizza sempre più i forti e scarta gli altri, ci stiamo accorgendo che la comunità all’interno del quartiere, all’interno delle città, può davvero essere la risposta a molti dei nostri problemi, a molte delle nostre mancanze e, se vogliamo, anche alla nostra stessa libertà. Perché, se non ci fossero persone di cui fidarci, persone con cui suddividere il lavoro, con cui poterci riconoscere e in grado di offrirci sicurezza, saremmo soggetti solo alla necessità e non potremmo mai essere liberi. Non c’è comunità senza libertà, a partire dalle prossimità in cui le parrocchie possono ancora operare e collaborare.
Opero da molti anni in associazioni e ho capito che il problema principale resta la partecipazione. Strumenti per fare lavorare insieme persone consapevoli e motivate ce ne sono tanti e validi ma come convincere persone prigioniere nella propria confort zone a collaborare?
“Ansia, sfiducia, chiusura e disperazione consumistica “. Parole chiave in un momento storico assolutamente ingarbugliato in cui il mondo ci sta scappando di mano. Tutto è fuori controllo. La Parrocchia diventa così un luogo fondamentale per ritrovarsi fisicamente ma soprattutto mentalmente e incrociare incontri ad esperienze. Confrontarsi è fondamentale. Dal punto di vista dell’urbanista il luogo della Parrocchia è uno spazio che viene progettato con la comunità tutta e fruita da tutto il quartiere di riferimento. Non vi è nessuna istituzione pubblica che abbia un patrimonio di spazi fruibili e a disposizione di tutti gratuitamente. Conservarlo e valorizzarlo deve essere un obiettivo comune. Anche questo è un “bene comune”, cioè di tutti ancorché di fatto privato. La messa a disposizione di tutta la collettività dimostra una volta di più la grandezza universale del pensiero cattolico.
Buona domenica. Per raccogliere bisogna seminare e coltivare. Chi ci crede lo deve fare senza contare quanti sono i compagni di lavoro. Se è ritenuta giusta una strada va percorso. Il tempo darà ragione.