Prossimità e parrocchie

Prossimità e parrocchie

29 Giugno 2025 1 di Makovec

Una realtà in cui le parrocchie operano e che, spesso, viene sottaciuta è la prossimità. Etimologicamente, il termine prossimità, indica una vicinanza spaziale. Vicinanza che implica anche una condivisione dello spazio che, in quanto condiviso, è nella relazionalità fra pubblico e privato. Eppure, la prossimità come la intendiamo in questo piccolo intervento, non riguarda semplicemente i legami famigliari che vertono maggiormente sulla sfera privata. Il prossimo, insomma, non è il mio famigliare, altrimenti avremmo una specie di prossimità clanica, in cui la prossimità si mescola e si identifica solo con il sangue, con l’appartenenza ad una singola radice e così via. Il prossimo, dunque, non è solo il famigliare ma l’altro che diviene familiare, ovvero che diviene vicino, che accorcia una distanza senza forzatamente intersecare la sua storia con la mia. La prossimità è, dunque, un campo molto ampio e molto aperto, se vogliamo. È il mio amico con cui sono cresciuto nello stesso quartiere o frequentando gli stessi spazi fino alla persona che saluto per strada, per arrivare anche al povero che chiede l’elemosina. La prossimità ha a che vedere con la vicinanza nello spazio senza essere forzatamente una relazione intima. Ed è in questa relazionalità prossima, in questa relazionalità che si costruisce nel quotidiano e in un contesto spaziale situato, che ritroviamo molto del lavoro delle parrocchie. Un lavoro di prossimità che va dall’ascolto dei bisogni quotidiani, come anche dall’ascolto delle persone e dei loro problemi quotidiani, dalla mancanza di lavoro alle liti generazionali o famigliari. Ma sono anche il luogo dove arrivano le notizie e le informazioni riguardanti la vita del quartiere, dalle situazioni più gravi e difficili fino alle conquiste delle persone che, pian piano realizzano se stesse. Situazioni gravi che vanno dallo spaccio di droga alla violenza domestica e che difficilmente vengono pubblicate sui giornali se non quando ci sono delitti efferati. Invece, chi vive in parrocchia, chi abita la parrocchia e ascolta le persone, sa bene che molto del quotidiano rimane in un sommerso fatto anche di ingiustizie, tribolazioni, sofferenze, ansie ma anche speranze, conquiste, lotte e gioie. Molte delle oppressioni, sfruttamenti, disperazioni passano dalle comunità parrocchiali, in modo particolare da quelle comunità che sanno ascoltare, che lavorano sulla prossimità e sono consapevoli di essere un presidio di prossimità all’interno di un quartiere. Parrocchie che anche nel gesto simbolico del rimanere aperte durante il giorno dicono che c’è una presenza, che c’è uno spazio dedicato alle persone, dedicato all’ascolto ma anche alla denuncia, all’intervento nei confronti delle amministrazioni, degli assistenti sociali, della politica che amministra una città. Il lavoro di prossimità delle parrocchie consiste in questo raccordo quotidiano a valenza sociale e a richiamo politico sulle situazioni, sui bisogni dei cittadini. Senza bisogno necessariamente di comunicati stampa o di visibilità volta ad acquisire voti in prossime campagne elettorali. Lavorare sulla prossimità, in una dimensione di approssimazione sociale a scala locale, capace di avere un quadro di riferimento dei bisogni, delle necessità, ma anche delle speranze dei quartieri. In questa dimensione di approssimazione ha un compito importante il parroco.