Cosa è la metafisica urbana?

Cosa è la metafisica urbana?

13 Novembre 2022 3 di Makovec

La filosofia contemporanea è sempre più restia ad utilizzare il termine metafisica. Dopo lo storicismo, lo strutturalismo e il decostruttivismo, tanto per citare le maggiori correnti filosofiche dell’Ottocento e Novecento, siamo nell’era della post-metafisica. Dove per metafisica si intende tutto ciò che è astratto, assoluto, eterno ed immutabile. Per intenderci, è quel concetto di metafisica che, condensato nei secoli, ha formato una sorta di pregiudizio metafisico sulla stessa metafisica. Come abbiamo già avuto modo di scrivere altrove, noi utilizziamo il concetto di metafisica nell’accezione florenskijana del termine. Il filosofo Pavel Florenskij, infatti, parla di metafisica concreta, come quella capacità di tenere insieme l’uno nei molti, come anche l’uno nel tutto. In una personale reinterpretazione di questa intuizione (sulla) metafisica, crediamo che la metafisica non sia qualcosa di astratto o di morto, ma un processo di tessitura dell’esperienza. La metafisica, non è qualcosa di lontano dalla realtà, ma un processo attraverso cui ogni pensatore cerca di tenere insieme le sue particolari esperienze, i suoi incontri, le sue letture, i suoi linguaggi espressivi, le sue conoscenze in ogni campo e in ogni ambito. Si tratta, insomma, di andare metà ta fysikà, oltre il fisico per tessere insieme la complessità dell’esistente. Per questo, poi, ogni pensiero sviluppa una propria metafisica, un modo per tenere insieme le cose, il quale diviene un modo politico per gestire e portare avanti la vita. Se questa è, dunque, la metafisica, l’epoca che stiamo attraversando ci spinge a ripensare in maniera metafisica non secondo un paradigma di immobilità delle teorie, ma secondo la caratteristica della transizione. Non stiamo affrontando un cambiamento d’epoca, ma l’epoca dei cambiamenti, per cui la transizione è la condizione ordinaria della nostra epoca. In modo particolare, per quanto riguarda l’ambito dei nostri studi, è la città il principale campo di transizione storica e sociale, intensa come condizione ordinaria dell’esistente. Le città sono chiamate, oggi, ad affrontare in maniera sempre più repentina rispetto alle epoche passate, i cambiamenti ambientali, climatici, lavorativi, sociali dei propri abitanti. La domanda che ci poniamo, allora, è se la governamentabilità delle città, in questo senso, possa aver bisogno di una metafisica. Se, come abbiamo affermato, la metafisica è la capacità del pensiero di tenere insieme, di tessere le varie esperienze, allora riteniamo che ogni governance della città abbiamo bisogno di una elaborazione metafisica. Elaborazione che riguardi sia la capacità di tenere insieme la complessità delle transizioni come condizione ordinaria delle città, sia come possibilità di pensare una gestione amministrativa della città in sintonia con tutti gli enti, i soggetti, le comunità, le associazioni presenti nella città, sia come riflessione e analisi delle condizioni di vita e della qualità dell’abitare le città e i territori. Invece di una politica che guardi solo e soltanto alle urgenze, al tamponare delle situazioni, alla lentezza asfittica delle procedure burocratiche, la metafisica può aiutare a pensare rimanendo nelle transizioni, rimanendo all’interno dei cambiamenti, tenendo insieme la complessità delle vicende urbane. Del resto, già Platone scriveva che il governo di una città ideale spetta ai filosofi. Se questo non avviene, perlomeno si inizi a pensare ad una metafisica urbana, in grado di tenere insieme la complessità.