Lo sguardo del contemplatore

Lo sguardo del contemplatore

16 Ottobre 2019 1 di Makovec
Nel 1976, Giorgio de Chirico compose Il Contemplatore. Il tratto di de Chirico è inequivocabile, soprattutto per la composizione del personaggio centrale che, sembra, essere il protagonista. Un manichino, personaggio tipico delle scene dechirichiane. Un protagonista senza volto, un protagonista, però, che non è un protagonista vero e proprio. Infatti, è un contemplatore ovvero uno che guarda. Ma lo sguardo del contemplatore non è lo sguardo banale, lo sguardo di chi è di passaggio. Anzi, lo sguardo del contemplatore è uno sguardo nascosto, uno sguardo celato dentro una stanza. Uno sguardo che si sottrae ad altri sguardi, ma anche uno sguardo che non è come gli altri sguardi. Infatti, lo sguardo del contemplatore è uno sguardo che, paradossalmente, non appartiene a chi guarda ma crea qualcosa di nuovo. Se guardiamo il manichino di de Chirico, infatti, non ha occhi e questo è già un paradosso dal momento che il primo senso della contemplazione è proprio la vista. Potremmo dire, allora, che è unp sguardo senza vista, uno sguardo che va oltre la vista e che si pone dinanzi ad un’opera d’arte, ad un quadro. Riconosciamo che davanti al contemplatore c’è un quadro dal cavalletto, dalla tela, dalla raffigurazione al di sopra della tela. Un quadro, nato dalla creatività del contemplatore stesso? Può darsi. Ciò che ci interessa è che il contemplatore guarda quest’opera, questa creazione artistica. E guardandolo apre l’orizzonte dell’opera di de Chirico verso qualcosa di nuovo, qualcosa di inatteso. La stanza chiusa si apre, fino a ricevere la luce di un mondo altro, una luce di cui scorgiamo la fonte ma che non sappiamo da dove venga. A pensarci bene, dunque, questa è la contemplazione. Uno sguardo che non ha bisogno di prendere tutto per sè, di possedere le cose, di osservare tutto e tutti. Ma uno sguardo che decentra il protagonista, decentra chi guarda, per far nascere qualcosa di nuovo. Uno sguardo che non fa rumore, uno sguardo che si apre lì dove c’è solo monotonia e chiusura, per andare oltre, per esprimere ciò che non c’è ancora, ciò che è nascosto nelle pieghe di intime del cuore. In fondo, i contemplatori di oggi li riconosciamo proprio da questo, da uno sguardo che sa aprire solchi di luce piuttosto che possedere tutto. Uno sguardo che attira, senza trattenere.