Vagabondi notturni in città

Vagabondi notturni in città

16 Aprile 2020 0 di Makovec

Nel video della canzone L’anima non conta dei The Zen Circus si instaura un rapporto particolare fra la città e i suoi abitanti. La canzone, di per sé, non parla minimamente della città ma, potremmo dire, di tutt’altro. Tuttavia, il racconto si snoda attraverso una città notturna, quasi deserta. Irrinunciabili nottambuli, i protagonisti si scagliano in una città che conserva tutta la sua quiete in movimento. Una quiete data dalla notte, che rende le strade deserte, colme solo di luci e di giostre che girano a vuoto. Una prospettiva insolita sulla città dal momento che la vita urbana è, prevalentemente, quella mattutina. Dove il mattino è fatto di impegni, appuntamenti, scambi, lavori, procedure, obblighi. La notte è il momento del riposo urbano, della desolazione, del deserto umano dove, però, le strade rimangono comunque vive e illuminate. Questa è la particolarità della città notturna, una città presente ma senza presenza, illuminata ma silenziosa. Una città che, tuttavia, non dorme in ogni suo anfratto. Ma una città che lascia ancora qualche suo abitante sveglio, girovago della desolazione. In questo particolare quadro viene scandagliata la vita notturna di una città. Il luogo dove non c’è nessuno, dove scende il silenzio e dove emerge il vagabondare, cosa che al mattino sembra quasi impossibile vivere. Non il vagabondare di chi non ha una casa, ma di chi è libero di passeggiare, di incamminarsi senza giungere da un punto ad un altro, senza un fine prestabilito. E in questo suo girovagare per la città ecco che incontra ogni tipo di personaggio, un campionario umano che emerge proprio nel momento in cui l’essere umano modello è a riposo. La città notturna è l’altra faccia della città. È quella città libera, quella città silenziosa, che cresce e si alimenta di ogni follia ma, al tempo stesso, di ogni solitudine e disperazione che si consuma all’interno delle case e dei palazzi e che viene affidata al silenzio della notte. Una città in cui vagabondare fra il buio e la luce, proprie di ogni reale condizione umana. In attesa dell’alba.