
Esercito e spazio pubblico, il caso Bari
In questi giorni è stato celebrato, a Bari, il 164° anniversario dell’esercito italiano. Un’occasione in cui sono state previste cerimonie in memoria della storia dell’esercito come anche dei caduti italiani nelle differenti guerre. Ma, oltre le varie cerimonie, ciò che ha destato inquietudine in molti e forse entusiasmo in alcuni è stata la costruzione del Villaggio dell’Esercito visitabile dall’1 al 4 maggio. In Piazza Prefettura è stato allestito un vero e proprio villaggio, circondato da muri mimetici, in cui poter prendere visione dei carri armati, degli elicotteri, dei vari dispositivi tecnologici in dotazione all’esercito, come anche sperimentare l’allenamento dei militari e provare un simulatore di volo. Un Villaggio che, a prima vista, sembra un vero e proprio parco giochi al suono di: “Tecnologia, Valori e Addestramento”. Un evento che ha creato non poche critiche e molte giuste condanne soprattutto all’interno dei movimenti che, instancabilmente, si impegnano a favore della pace e che credono che essa non possa essere esportata a suon di carri armati (cfr. https://osservatorionomilscuola.com/). Tuttavia, oltre le preoccupazioni e le critiche, la notizia ha avuto un rimbombo estremamente negativo non solo per la costruzione nella città di Bari di un campo di promozione militare, ma per la situazione geopolitica che stiamo vivendo come italiani ed europei. Pur credendo anche io che la pace non si costruisca con droni e carri armati ma attraverso l’incentivazione della dimensione pubblica, sociale e politica, ciò che mi interessa analizzare è il fenomeno, il come si è venuto a costruire e costituire all’interno di una dimensione di propaganda di militarizzazione di un organo statale e pubblico come è l’esercito. Infatti, il primo elemento da evidenziare è come l’esercito faccia parte delle Forze Armate Italiane, dipendenti dal Ministero della Difesa. Di conseguenza, le Forze Armate sono un servizio pubblico atto a tutelare la difesa della collettività. Un organo a servizio della collettività e del bene pubblico come lo sono i medici che dipendono dal Servizio Sanitario Nazionale, come i dipendenti pubblici, come gli insegnanti e via discorrendo. Tutti dipendenti di pubblico servizio, che di per sé non avrebbero bisogno di propaganda, né tantomeno di dimostrare tecnologie, valori e addestramento. Sarebbe come chiedere ai medici di base o agli insegnanti o a qualsiasi altro servizio pubblico di esporre i propri valori, le proprie tecnologie e il proprio addestramento. Cose abbastanza improbabili se si vogliono evitare brutte figure. Tuttavia, ciò su cui vogliamo concentrare l’attenzione non è su una evidente polemica sul significato del pubblico, ma sulla significatività di uno spazio pubblico, come una piazza, trasformato in un villaggio dell’esercito, a scopo di conoscenza e propaganda. Un villaggio spuntato dal nulla, creato con dispositivi e sistemi che consentono, in maniera immediata, di poter trasformare un luogo come una piazza in un campo di addestramento. Se vogliamo, questa è una delle caratteristiche tipiche della realtà militare e militarizzata, ovvero l’occupazione e la rapida trasformazione di un luogo. Luoghi che, rimangono pubblici ma che, al contempo, vengono rapidamente trasformati e risignificati, legando così lo spazio alla dimensione dell’evento.
Sottoscrivo in toto la tua analisi.ti
Inquietante!! A ottant’anni dalla fine della Seconda Guerra Mondiale pensiamo a ri-armarci, a costruire nuovi eserciti, a prepararci per un’altra guerra. Mentre in Europa e in Medio Oriente e in altre 50 parti del mondo si stanno svolgendo altrettante guerre.
Facendo pulizia di ogni valutazione morale e politica rilevo che il seme generatore della forma di diverse città italiane sono stati accampamenti o strutture militari ( penso al castrum romano , ai castelli, alle mura). Con fede e speranza penso l’umanità capace di trasformare, nel tempo, con la forza dell’amore e dell’arte , la feccia della sua produzione in opportunità per la vita.
Caro Matteo, condivido in pieno la tua attenta analisi. Come avrai letto, intere scolaresche, anche di bambini e bambine delle elementari, sono state accompagnate a visitare il villaggio ed a .. collaudare alcune attrezzature, temo non sempre con lo spirito di peace keeping…
Caro Matteo,
Sei bravissimo a fare il punto!!! Il mondo soffre di guerre e massacri, i ragazzi e i maschi incompiuti abitano il linguaggio della violenza inconsulta e noi quali ‘servizi’ del pubblico illustriamo per educare al bene comune?