
Minzioni di degrado
Qualche settimana fa, mentre ero in giro per il centro storico di una città con una mia amica, ci siamo imbattuti in una persona che espletava i propri bisogni su un parapetto vicino al porto. Una zona di parcheggio delle auto a ridosso del mare. L’ora non era neanche molto tarda e ovviamente non era un gesto plateale, da richiamare l’attenzione. Tuttavia, non era neanche un gesto fatto proprio in un luogo riservato. Mettendo fra parentesi tutte le considerazioni del caso, tutti i segni di inciviltà, maleducazione e via discorrendo che sono quantomeno ovvie in un gesto come questo, la situazione mi ha fatto pensare. Urinare su un parapetto, in una zona adibita formalmente a parcheggio, nel pieno centro di una città non è solo un fatto misero e incivile, ma trasforma anche la percezione della città stessa. La prima impressione che mi è balenata alla mente, infatti, non è stata di schifo per un gesto ma di degrado. Spesso leggiamo e ascoltiamo di degrado all’interno delle città. E nel nostro immaginario, il degrado è qualcosa che si accompagna ad edifici abbandonati, incuria dei luoghi, sporcizia. Spesso affianchiamo il degrado anche alla vegetazione spontanea, etichettandola come erbaccia. Eppure, non ci rendiamo conto che il degrado dei luoghi, degli spazi, di intere città nasce da un gesto, da un singolo gesto che rischia, in seguito, di essere costantemente ripetuto. Una minzione può essere un gesto che innesca il degrado o, ancora peggio, la percezione di un degrado che rischia di prendere pian piano le città. Il degrado urbano non lo fanno le erbacce che crescono spontanee e che manifestano quello che Gilles Clement nomina come terzo paesaggio. Il degrado lo procurano gesti, anche semplici, anche banali ma che prendono una forte coloritura simbolica. Nel caso della nostra minzione non è stato solo l’esplicarsi di un bisogno ma anche un gesto simbolico di disprezzo e controllo nei confronti della città stessa. Fra le mostruosità che la guerra ci presenta e ripresenta ricordiamo come i soldati urinino sopra i cadaveri dei nemici in segno di sottomissione. Ma anche i cani e altre specie animali urinano per controllare il territorio. L’urinare è un simbolo di potere sugli altri in termini di disprezzo e controllo delle persone come dei territori. Il gesto dell’urinare tiene insieme questa duplice valenza di disprezzo e controllo sull’altro, il che può essere anche una interpretazione di ciò che definiamo degrado. Ovviamente non ci siamo fermati a chiedere a quel ragazzo se il suo fosse un gesto di disprezzo o controllo del territorio, però è stato un fenomeno che ci ha trasmesso un degrado latente nelle nostre città fatto non solo di trascuratezza, ma di disprezzo e potere. Per questo, non solo le erbacce a fare il degrado di una città, ma le minzioni dei suoi cittadini.
Mah! È più un disprezzo verso il Potere e il degrado del potere e della politica inesistente…
Capisco e condivido la sua lettura e tuttavia non posso che pensare ai bagni pubblici di Perfect Days di Wenders o alla tradizione romana dei vespasiani: alla cura e al rispetto che rappresentano per questa componente fondamentale del nostro vivere. Il circolo è vizioso. Educare è compito della comunità e significa letteralmente portare fuori. Naturalmente c’è modo e modo di portare fuori le proprie deiezioni (e molto altro naturalmente), ma come esercitiamo il nostro potere, quello collettivo che la democrazia ci offre, per ridurre l’impatto negativo di quello individuale?
Ci sono condizioni patologiche per cui non si riesce a trattenere frequenti minzioni e ci sono città dove non esiste altra possibilità che appartarsi per evitare di andare in giro con i pantaloni bagnati 😰
Viaggiavo su un treno locale per Bari. Il treno era strapieno di pendolari. Solo posti in piedi. Alla stazione di Molfetta salirono un gruppo di “non Italiani”, erano accompagnati da un odore nauseabondo. I viaggiatori si allontanarono da loro proferendo commenti molto pesanti e paventando possibili soluzioni a questo disagio. Io sorrideva. Un tale mi chiese conto del mio buon umore manifestando fastidio e disapprovazione. Gli risposi: guarda fuori dal finestrino, guarda il degrado, la spazzatura abbandonata, le erbacce, i muri imbrattati. Un susseguirsi di piccole e grandi mostruosità. Penso al giudizio che un austriaco, uno svizzero o uno scandinavo esprimerebbe si noi italiani. Ritengo lo stesso giudizio che voi avete espresso poco fa nei confronti di chi per cultura, pigrizia o solo perché non dispone dei mezzi non si lava. Una nazione va giudicata partendo dal livello culturale e dal senso civico della gente comune e da quanto investe chi governa nel migliorarlo.