Sei tu la mia città, espressioni simboliche

Sei tu la mia città, espressioni simboliche

6 Giugno 2020 0 di Makovec

È possibile fondere insieme una persona e una città? Solitamente pensiamo di abitare la città, di viverci dentro. Ma nella canzone dei Negramaro, Sei tu la mia città, ecco che l’amore rende la metamorfosi fra persona e città. Come è possibile tutto questo? Prendiamo in esame la nostra esperienza all’interno delle città. La vita quotidiana si snoda all’interno di un tessuto urbano. Dalla spesa al supermercato ai luoghi di lavoro, passando per la scuola e la casa, la vita degli uomini e delle donne è prettamente in città. L’essere umano contemporaneo è un essere urbano, eppure la sua esistenza non è sempre soddisfatta e soddisfacente. Gli standard urbani non hanno un criterio di veridicità per quanto riguarda la felicità. Un palo della luce, una panchina, un palazzo di dodici piani non ci rendono felici ma, al massimo soddisfatti. Allora, come si può paragonare una persona ad una città o ad un arredo urbano? Partendo da questa domanda ci viene da riconsiderare non tanto l’arrendo urbano in sé ma la sua espressione simbolica che lo scardina dalla mera funzionalità per renderlo altro, per metterlo in relazione con una persona. Ma non una persona qualsiasi, come se fosse un processo di somiglianza, ma una persona importante, una persona che amiamo. L’espressione simbolica della città, quindi, di districa oltre la funzionalità dell’arredo urbano e oltre la somiglianza delle persone al contesto città. Il simbolo è ciò che mette in relazione due elementi non per funzione o somiglianza, ma per essenzialità. Non è un processo di astrazione di elementi dal contesto urbano per coniugarli con la persona amata, ma rendere la persona amata così essenziale da far vibrare tutta la città. L’immagine più ricorrente è nell’espressione: “Tutto mi parla di te”. Non perché facciamo astrazioni teoriche, ma perché la relazione essenziale che viviamo con una persona dà voce a tutto il contesto in cui ci troviamo, alla città stessa. Allora, la sola discrepanza fra il sopravvivere alla giungla urbana e l’abitare una città è proprio nell’amore che ci mettiamo, nell’amore che scegliamo di vivere ogni giorno per le persone, iniziando da quelle che ci sono accanto. È l’amore la forza che ci permette di abitare e di abitare poeticamente la città. Tant’è che il video della canzone dei Negramaro si svolge proprio all’interno di una casa trasformata in sala di registrazione o, al contrario, una sala di registrazione trasformata in casa. Ad indicare un abitare poetico che vive di espressioni simboliche, come solo gli innamorati sanno fare.