Atlantide: la frocializzazione dello spazio pubblico

Atlantide: la frocializzazione dello spazio pubblico

28 Novembre 2021 0 di Makovec

Nel 1999, tre sigle si incontrano e creano uno spazio nuovo. Tre sigle: Clitoristrix – femministe e lesbiche’, ‘Antagonismogay’ e ‘NullaOsta’. Tre sigle che danno vita, a Bologna, al cassero di Porta Santo Stefano, ad una nuova esperienza: Atlantide. Si tratta di un’esperienza che per diciassette anni ha ripensato non solo lo spazio dell’autogestione, ma anche la relazione che intercorre fra il corpo e lo spazio pubblico, fra corpo personale e corpo sociale. Infatti, Atlantide, è un’esperienza che raccoglie in sé le varie idee, culture, persone, dei movimenti lgbtqi, iniziato a Bologna nel 1999 e conclusosi nel 2015, con lo sgombero dei locali. Ora, che siano condivisibili certe idee o meno, che si possa polemizzare o concordare sul movimento, non è questa la sede per discuterne. Ciò che ci preme mettere in rilievo non la relazione fra corpo personale e corpo sociale, fra la percezione di me in quanto corpo e la percezione della società come corpo. In questa prospettiva, possiamo affermare innanzitutto, che lo spazio pubblico, come lo conosciamo noi e come lo conosce la storia delle differenti culture, non è uno spazio neutro. L’idea di una piazza come spazio pubblico per le decisioni politiche ha dei connotati ben precisi. Lo spazio pubblico, infatti, è eterosessuale, bianco, maschile, normoabile e borghese. Lo spazio pubblico non è uno spazio neutrale, ma riflette una precisa antropologia che passa come norma. In questo senso, lo spazio pubblico determina il corpo sociale, la compaginazione e l’organizzazione dei processi culturali e sociali, fino a dare forma alla città. I vari movimenti femministi, lgbtqi, per il sostegno ai disabili, per la cura dell’ambiente, per la promozione e la valorizzazione del territorio, hanno come fine un unico scopo: quello di modificare la visione antropologica che si manifesta dietro le quinte dello spazio pubblico, per dare nuova forma al corpo sociale. Ripensare, Così, lo spazio pubblico ed intervenire nello spazio pubblico, significa trasformare il corpo sociale attraverso il corpo personale, attraverso questo corpo che sono. Non si tratta di giudicare, né tantomeno condannare, alcuni movimenti piuttosto che altri, ma lo spazio pubblico non è più solo uno spazio istituito e pre-istituito, ma diviene un luogo di trasformazione, di fluidità delle relazioni, che vede protagonisti vari attori sociali, con varie idee, che fanno rete per promuovere o non promuovere alcune decisioni. Se, dunque, lo spazio pubblico diviene un campo di lotta e di promozione, di reti, di fluidità, di scambi plurali e di dialoghi, allora il campo di azione privilegiato è la città. L’impegno nella promozione delle proprie idee, delle reti, delle attività in campo sociale, avviene proprio nelle città, nella dimensione locale che offrono e che, attraverso la loro narrazione, divengono esperienza. L’esempio di Atlantide, delle sue attività, dei movimenti presenti all’interno di questo spazio, dello sgombero dopo diciassette anni di attività, rivelano proprio questa peculiarità di un impegno pubblico che è divenuto trasformazione del corpo sociale e narrazione di una esperienza nuova, comunicabile e interpretabile in altre zone, situazioni, città. Il corpo sociale contemporaneo assume, dunque, questa nuova forma di politica o, meglio, di politiche. Non una divisione netta e istituzionale fra spazio pubblico e spazio privato, che riflette una divisione fra corpo personale-privato e corpo sociale-istituzionale, ma una intersezione fra i due, una comunicabilità che non annulla i confini, ma li compenetra. L’esempio di questa nuova esperienza di spazio pubblico, lo prendiamo proprio da una delle espressioni nate ad Atlantide: la frocializzazione dello spazio pubblico, come riportato in un articolo sull’ultimo numero di Tracce Urbane: La città transfemminista. Si tratta, dunque, di ricerche, tentativi, impegni, attività per rendere lo spazio pubblico non uno spazio privato ma uno spazio dialogico, per dare forma ad un corpo sociale differente. Ad una città altra, abitata da corpi.