Paura di essere lasciati fuori

8 Novembre 2019 0 di Makovec

Una paura sottesa, una paura inconscia, una paura che spesso non riusciamo neanche ad esternare, eppure sempre presente, sempre inquietante. Questa è l’installazione di Mariantonietta Bagliato presso il MicroBa, a Bari fino al 18 ottobre. Un semplice mostro inquietante di pezza e di merletti, di tentacoli e cuscini che lascia dietro di sé pezzi della sua presenza, pezzi del suo passaggio. L’installazione si chiama Homo F.O.M.O., ovvero fear of missing out (paura di essere lasciato fuori). La paura del mostro, dunque, è la paura di essere lasciati fuori dalla rete, dal mondo delle connessioni. È la paura di chi finisce i dati internet sul cellulare, la paura di chi ha la batteria scarica e non può ricaricare, la paura di chi non riesce a rimanere aggiornato su notizie che incutono sempre più paura. Insomma, la paura di essere fuori dal mondo, di essere fuori da un tipo di mondo che è quello digitale. Ma la cosa interessante da notare immediatamente è che di solito abbiamo paura di un mostro non è il mostro stesso la nostra paura. Ciò che ha fatto Bagliato è stato di materializzare una paura, di metterci davanti un essere che non sappiamo cosa sia ma che ci incute sempre e comunque paura. Un essere informe, un essere che ha il materiale del quotidiano ma che, al tempo stesso, non si lascia vedere,  ma solo percepire. Ecco, allora, cosa significa aver paura di un mondo che non riusciamo a vedere ma solo a percepire, un mondo che percepiamo solo e soltanto se siamo connessi. Questa è la genialità di questo mostro, un mostro che dice qualcosa di sé solo e soltanto nelle tracce che lascia, non perché ciò che lascia dice anche controllo dello spazio. Il mostro, infatti, non è solo la paura di essere lasciati fuori da un mondo, ma anche la paura di essere troppo dentro lo spazio del mostro stesso, troppo dentro lo sguardo ossessivo degli altri. Per questo, dunque, il mostro dice una nostra duplice paura: da una parte essere lasciati fuori, dall’altra essere sorvegliati. Ma, allora, ci sarà un modo per uscire da questa paura? Ci sarà un modo per affrontare il mostro? Se guardiamo alla maggior parte dei dibattiti odierni, c’è sempre qualcuno che non sa qualcosa, c’è sempre qualcuno che sa un dato, una percentuale, uno studio più del proprio avversario. Quasi come se il vero problema dei dibattiti fosse quello di accumulare conoscenza, fosse quello, appunto, di non rimanere tagliati fuori dalla conoscenza. Perché chi viene tagliato fuori dalla conoscenza è colui che viene messo a tacere, che viene dominato dalla conoscenza altrui, che non può più parlare. Il mostro, dunque, si fa sempre più pressante perché toglie la possibilità di un autentico dialogo, toglie la capacità di rielaborare quei dati. L’unico modo per affrontare il mostro dell’accumulo di conoscenza, della paura di essere lasciati fuori dal dibattito non è quello dell’accumulo di materiale conoscitivo, ma di una elaborazione della conoscenza, di una ermeneutica che trasformi la conoscenza in sapere. Il vero modo per affrontare la nostra paura di essere tagliati fuori dalla conoscenza è quello di tornare a pensare, a poter articolare una propria interpretazione di ciò che avviene, non tanto credendo di poterla esaurire nell’oggi, ma pensando in prospettiva, dando spessore al proprio pensiero. In questo modo, la paura che non riusciamo a nominare, verrà fuori e sarà un po’ meno mostruosa.