Oratori: verso una scelta radicale
Per provare a tirare delle brevi conclusioni dal report intrapreso, come anche dai percorsi oratoriali presi in considerazione, ci occorre fare i conti con il momento attuale, con il contesto in cui le esperienze estive si sono svolte. Come è emerso dal sondaggio, l’Oratorio ha segnato un momento importante nella ripresa delle comunità parrocchiali. Si è trattato di un momento importante in cui ritrovare i bambini e le fasce più giovani della comunità, per farle lavorare insieme, anche con i catechisti più adulti. Tuttavia, è questa percezione della situazione storica che ci spinge a pensare e a ripensare gli Oratori, come anche le attività di una parrocchia. Non possiamo far finta di nulla, insomma. Non possiamo pensare di ricominciare le attività, riproponendo quello che facevamo prima, riutilizzando programmi e idee che erano obsolete già prima della pandemia e che avevano bisogno di una radicale messa in discussione, se non almeno di una verifica e di una riflessione comunitaria. Gli Oratori, dunque, sono e sono stati un banco di prova per comprendere verso dove vogliamo progettare i prossimi passi pastorali. Infatti, per quanto riguarda gli Oratori, in particolare, ci accorgiamo che rischiano di essere una grande ludoteca a cielo aperto, in cui fare le stesse attività che fanno tutti gli altri centri estivi, in cui c’è poco o nulla di cristiano, se non relegato a qualche momento durante l’Oratorio, in cui i genitori vengono a “parcheggiare” i loro bambini per qualche ora, in un contesto comunque protetto e stimolante. Allora, perché non proporre anche Oratori alternativi, più coinvolgenti i quartieri in cui le parrocchie insistono? Perché non proporre anche attività di piccolo impegno civico che possono andare dalla pulizia del quartiere alla piantumazione di alberi, passando anche per l’abbellimento delle strade e il racconto narrativo e visivo di luoghi importanti all’interno della propria città? Insomma, siamo sul crinale fra il ripetere il modello del “si è sempre fatto così” e osare percorsi alternativi in grado di cogliere da esperienze elaborate da associazioni presenti sui nostri territori. Questa è la vera scelta importante dei nostri Oratori, in cui è inclusa anche la scelta del futuro delle nostre comunità, della trasmissione della fede e della crescita delle nuove generazioni. Non possiamo, allora, che dire: alle comunità la scelta!
Concordo. La città è un Bene Comune. Dobbiamo salvaguardarla. Il nostro quartiere, la nostra strada, il nostro giardino-giochi sono appunto Nostri. Non di proprietà ovviamente ma di appartenenza quotidiana. E’ la parte di città che viviamo tutti i giorni dove svolgiamo le pratiche sociali di ogni giorno: camminare, andare al parco, parcheggiare l’auto, fare la spesa, spingere il carrozzino, ecc. ogni giorno vediamo che c’è qualcosa che non funziona: il marciapiedi dissestato, il verde non curato, i cassonetti della immondizia abbandonati o straripanti e così via. Alcune cose le possiamo correggere assieme (la pulizia del verde, la raccolta dei rifiuti ordinatamente, altre con l’aiuto della amministrazione locale e con segnalazioni adeguate. Il tutto anche come volontariato che dall’oratorio esce sulla strada e si fa città bene comune , cioè di tutti e prima di tutto dei cittadini di quel quartiere. Abbellire e tenere in ordine il quartiere in cui viviamo è il primo passo dopo che usciamo dal ns appartamento che teniamo in ordine. Esperienze di collaborazioni tra Cittadini e Comune ce ne sono parecchie. La Chiesa è la parrocchia locale possono avere un ruolo fondamentale!!