Criminalità organizzata e organizzazione dello spazio pubblico

Criminalità organizzata e organizzazione dello spazio pubblico

10 Dicembre 2023 1 di Makovec

Continuando la riflessione su città e criminalità organizzata, con particolare riferimento alle vicende di un piccolo comune come quello di Trinitapoli, nel Basso Tavoliere, emerge un fenomeno che lega la sfera pubblica alla gestione della sicurezza. Il secondo punto della relazione dei Commissari per quanto riguarda lo scioglimento del Comune per infiltrazioni della criminalità organizzata, riguarda il servizio di guardiania dei terreni comunali e lungo le strade extraurbane di interesse comunale. Un servizio pubblico dato in appalto, per quanto ne riguarda la gestione, ad una impresa rivelatasi poi collusa con la criminalità organizzata. Tuttavia, oltre le questioni burocratiche e amministrative, ciò che offre un interessante stimolo al pensiero sulla città riguarda la relazione fra spazio pubblico e gestione della sicurezza. Durante i rilievi operati dai Commissari straordinari è stato fatto notare come si sia venuta a creare una sorta di polizia informale per il governo del territorio. All’ente che si occupava dei terreni sono state donate, in comodato d’uso gratuito, delle autovetture in disuso, di proprietà comunale, recanti ancora le insegne della Polizia Locale. Insieme alle autovetture sono stati ritrovati manette, sfollagente e palette di segnalazione donati all’Ente che si occupava della vigilanza. Inoltre, uno dei dipendenti dell’Ente affidatario è stato denunciato per porto abusivo di armi su pubblica via in quanto girava con una pistola carica e pronta all’uso. Un fenomeno che, oltre le questioni specifiche del Comune, ci permette di intravedere quasi una sostituzione di ruoli. Paradossalmente, la criminalità organizzata diviene organizzazione di polizia. L’essere fuori dalla legge, in quanto definizione del criminale, rientra nella legge, fino a diventarne il detentore. Le insegne della Polizia Locale, infatti, sembrano essere non solo un fenomeno sociale, ma un simbolo di controllo del potere all’interno della sfera pubblica. Controllo che viene sottolineato nella relazione dei Commissari in modo particolare nell’evidenziare il porto abusivo di arma su pubblica via e su in mezzo in disuso della Polizia. Una specie di sindrome dello sceriffo registrata da una effettiva mancanza e forza amministrativa di gestione dello spazio pubblico. La criminalità, infatti, non è solo organizzazione interna ma riorganizzazione dello spazio pubblico, attraverso la gestione di un potere come quello degli organi di polizia. Sostituzione del criminale e del poliziotto, non solo nei ruoli, ma anche nella simbolica di organizzazione dello spazio pubblico. Non più un governo del territorio ma un comando di polizia privata e informale, che detta le sue leggi, che promulga e difende le leggi. Un paradosso che si riversa nel cambio di segno dello spazio pubblico, non più come spazio di tutti ma spazio di qualcuno, spazio conteso, spazio di appropriazione. In questo meccanismo, in questo cambio di segno dello spazio, da spazio pubblico a spazio di cui appropriarsi, inizia a fermentare la criminalità, all’interno delle città, come organizzazione non solo dei traffici ma riorganizzazione del dominio sul territorio, e sulle persone.