Indecorose: donne e periferie

Indecorose: donne e periferie

19 Ottobre 2025 3 di Makovec

Vogliamo, per appunti sparsi e riprese difficili, continuare la nostra riflessione sulla relazione fra spiritualità e città puntando l’attenzione sul femminile, sulla relazione fra donne e città. Oggi si inizia, dopo molto tempo, a parlare di città femminista e transfemminista, con degli interventi estremamente importanti a cura di donne che hanno segnato la storia del femminismo dalla seconda metà del Novecento in poi. Nei precedenti articoli abbiamo citato Rita Laura Segato e il caso di Ciudad Juarez, una delle città più violente del Messico, in cui le donne non vengono sepolte ma gettate in discarica. Oggi, attraverso la riflessione di Serena Olcuire, vogliamo porre l’attenzione sulle sex worker. Scrive Olcuire:

Un esempio eclatante, in questo senso, è quello delle sex worker: soggetti che per la stragrande maggioranza si riconoscono nel genere femminile, ma che assumono condotte sessuali inappropriate, ostentano corpi e/o indumenti osceni, si prendono lo spazio e il tempo della notte (tradizionalmente preclusi alle donne) escono dalla categoria delle “vulnerabili”, delle possibili vittime da difendere, entrando in quella delle presenze indecorose e dunque minacciose nella percezione collettiva. È così che le forme di governo dello spazio pubblico summenzionate, dalle ordinanze al Daspo urbano, vengono messe in campo per rimuovere il fenomeno dagli spazi pubblici delle città italiane; usiamo rimuovere nel senso letterale del termine, perché il sex work, così come tutti gli altri fenomeni considerati indecorosi, non viene certo eliminato: le persone che lo praticano in strada subiscono uno spostamento continuo verso quartieri più bui e periferici, recidendo la costellazione di relazioni più o meno significative che possono aver costruito nel frattempo e attuando forme di persuasione da parte delle forze dell’ordine che sfociano troppo spesso in abusi o violenze.[1]

Indecorose, donne lebbrose che vivono nelle nostre città. Per la maggioranza si riconoscono nel genere femminile e sono donne che, spesso, provengono dalla migrazione forzata alla ricerca di migliori condizioni di vita. Indecorose vittime di uno stigma e di violenze che si perpetuano sui loro corpi. Scaraventate in angoli sempre più bui e periferici delle città ma mai eliminate dalla scena urbana. Il loro essere indecorose le condanna ad una invisibilità in alcuni spazi urbani come possono essere i centri cittadini per relegarle in un uso e consumo del maschile e del patriarcale. Sono indecorose ma, al tempo stesso, utili per essere sottomesse al volere/piacere maschile. Prostituite più che prostitute.


[1] G. B. Ronsenkranz – F. Castelli – S. Olcuire, Bruci la città. Generi, transfemminismi e spazio urbano, Edifir, Firenze 2023, p. 37-38.