Gaza come operazione immobiliare

Gaza come operazione immobiliare

26 Ottobre 2025 0 di Makovec

Il ministro delle Finanze israeliano di estrema destra Bezalel Smotrich ha ultimamente annunciato che non voterà a favore dell’accordo bilaterale per il cessate il fuoco su Gaza. La sua figura è balzata agli onori delle cronache, tuttavia, non solo per questa notizia ma perché ha affermato che il genocidio nella striscia di Gaza è una grande operazione immobiliare, per cui le aree edificabili e i terreni, una volta liberati dalle macerie, sono stati suddivisi fra lo Stato di Israele e gli Stati Uniti. Secondo le dichiarazioni di Bezalel Smotrich, dunque, l’accordo sarebbe già sul tavolo e il cessate il fuoco si rivela essere solo una operazione temporanea, in attesa di una nuova scintilla che dia ad Israele il pretesto per finire il primo step di una grande operazione che va ben oltre i bombardamenti, le morti innocenti, lo sparare sulla folla, l’uccidere donne e bambini. La grande operazione di Israele su Gaza è una operazione immobiliare, per cui l’importante non è uccidere civili ma sgomberare un’area in cui, agli occhi del sionismo, ci sono soltanto animali umani come ha dichiarato il ministro della Difesa, Yoav Gallant. È vero che le dichiarazioni rilasciate dallo Stato di Israele e dalla politica sionista lasciano perplessi e indignati, ma a pensarci su, sono la semplice verità di come un potere conquista un territorio e il perché c’è bisogno di conquistare un territorio. Dietro la maschera della religione che guida verso una terra promessa che spetta di diritto, c’è in realtà una grande operazione immobiliare, manifestata anche da Trump con un video prodotto dall’intelligenza artificiale, giustificata dal fatto che in quella zona non abitano che animali umani, ovvero persone sacrificabili agli interessi del mercato. Non è una Terra Promessa quella per cui Israele sta combattendo, ma la promessa di una terra su cui costruire resort, palazzi per ricchi, piazze esclusive, architetture ardite. Una operazione che ha guidato sempre le motivazioni legate allo sterminio, dagli indiani d’America a Gaza, ciò che conta è la proprietà delle terre, il possedimento di una porzione di terra e di tutte le risorse presenti. È il paradosso di una verità che indigna, celata da più alte e solenni giustificazioni, ma che guarda alla terra come una proprietà, al territorio come spazio estrattivo per le risorse. Gaza, dunque, non è un cumulo di macerie agli occhi degli imprenditori internazionali, delle holding delle case, delle grandi multinazionali del gas e del petrolio, come anche per gli Stati del mondo. Gaza è una miniera da sfruttare, è il paradiso di chi se lo può permettere, è il giro di affari dietro alla vittoria manichea di un Bene filoccidentale contro un Male arabo-terrorista-musulmano. Ecco perché ancora oggi, dopo il cessate il fuoco su Gaza, dopo un deserto di macerie soprannominato “pace”, occorre ancora parlare di Gaza e tenere desta l’attenzione. Perché il genocidio è solo il primo passo di una grande operazione immobiliare che porterà il pianeta terra nelle mani di chi si potrà comprare di tutto, anche la sopravvivenza.